Vi siete mai chiesti cosa succede nel corpo dopo aver assunto droghe? E ancora, esiste un unico modo per assumerle? Mettetevi comodi che oggi ci raccontiamo due cose interessanti.
Quando si parla di droghe bisogna considerare che i loro effetti si manifestano in punti specifici del corpo chiamati siti di azioni (es. il cervello). Questi effetti dipendono dal livello nel sangue della singola droga che, a sua volta, dipende dalla via di somministrazione. Per capirci, da quale porta entra in casa.
Somministrazione orale
Quando l’assunzione è orale è molto difficile stabilire la quantità di droga che arriverà nel suo sito d’azione perché prima di entrare nel sangue deve passare attraverso lo stomaco e l’intestino dove non deve essere né distrutta né trasformata in una forma inattiva.
A questo bisogna aggiungere che, nello stomaco e nell’intestino, la presenza di cibo può interferire con il passaggio delle droghe attraverso le pareti dell’intestino. Ultimo, ma non per importanza, bisogna tener conto che il fegato ha una duplice azione importantissima: primo, è l’organo principale coinvolto nella disintossicazione del corpo; secondo, è capace di metabolizzare alcune droghe ingerite prima che raggiungano qualsiasi tessuto e possano avere effetto.
Somministrazione endovenosa
Una strada completamente diversa è quella della somministrazione endovenosa. In questo caso gli effetti psicoattivi si verificano più rapidamente, con maggiore intensità e a dosi inferiori. Questo metodo può essere molto pericoloso se la dose non viene calcolata correttamente.
A tutto ciò si aggiunge che le droghe a volte presentano delle impurità e questo può creare problemi alle vene, per esempio irritandole. In più, iniettarsi droghe sempre nella stessa vena può portare alla sua occlusione, la sua chiusura o, addirittura, farla collassare. Le droghe iniettate, in più, devono essere necessariamente in soluzione acquosa.
Oltre ai problemi legati all’AIDS e ad altre malattie infettive, la via endovenosa provoca molte reazioni allergiche, disturbi cardiovascolari oltre a tutta una serie di effetti collaterali.
Inalazione
Un altro metodo di assumere droghe abbastanza comune è l’inalazione. I nostri polmoni sono ricchi di capillari: questo permette alle droghe di raggiungere molto rapidamente il sangue e scatenare i loro effetti con un’intensità maggiore rispetto alla via orale.
Assumere droghe in questo modo, però, comporta non pochi problemi per esempio un’irritazione della mucosa polmonare può causare prima di tutto una polmonite e, nel tempo, anche il cancro.
Droghe VS membrane biologiche
Quando una droga entra nel nostro corpo, però, non può muoversi liberamente. Il primo ostacolare da superare è quello di attraversare le membrane biologiche. La capacità di ogni droga di riuscire a superarle dipende dalla concentrazione della droga all’esterno e all’interno di una cellula: se la quantità all’esterno di una cellula è superiore rispetto a quella che si trova all’interno è più facile che la droga riesca ad entrare all’interno proprio della cellula.
Le membrane delle cellule sono formate principalmente da lipidi perciò la capacità di una droga di sciogliersi proprio nei lipidi è fondamentale per poter attraversare le membrane. In più, per poter essere trasportate nel sangue, le droghe devono essere anche solubili in acqua. Quindi, la maggior parte delle droghe d’abuso è solubile sia in acqua che nei lipidi.
Le droghe quando sono entrate nell’organismo riescono a superare buona parte di questi ostacoli e si distribuiscono in tutto il corpo. La maggior parte delle droghe d’abuso però ha un’influenza diretta sul sistema nervoso centrale ma, per far sì che arrivino sia in questo sistema che nel liquido cerebrospinale c’è bisogno di alcuni meccanismi che si verificano grazie alla presenza della barriera ematoencefalica.
Il nostro cervello rappresenta circa il 2% del peso del nostro corpo in più riceve il 20% del sangue che arriva direttamente dal cuore ma, nonostante questa quantità enorme di sangue, solo pochissime sostanze riescono a raggiungere le cellule nervose, le cellule specifiche del nostro cervello. Questo avviene proprio grazie alla presenza della barriera ematoencefalica.
Struttura della barriera ematoencefalica
Due domande, a questo punto, ci sorgono spontanee: come si è formata questa barriera e perché agisce in questo modo? La barriera ematoencefalica è il frutto dell’azione combinata fondamentalmente di tre elementi: i capillari sanguigni del cervello, i neuroni e gli astrociti. (cellule nervose appartenenti alla famiglia delle cellule della glia con due importanti funzioni: supporto e nutrizione).
Capillari, astrociti e neuroni sono avvolti in una struttura molto compatta quasi totalmente priva di pori a differenza, invece, di quanto avviene in altri tessuti del nostro corpo. Come se ciò non bastasse i capillari sono circondati da una estroflessione della membrana degli astrociti. In questo modo è chiaro che si forma un primo vero strato protettivo.
Per chiarirci ancor di più le idee sull’azione estremamente protettiva della barriera ematoencefalica possiamo pensare a un’altra barriera presente nel nostro corpo, quella placentare.
A differenza della prima, le droghe d’abuso riescono a superare facilmente la barriera placentare perciò, se una donna incinta consuma droghe, queste attraversano la placenta e si accumulano in grandi quantità nel feto dove la barriera ematoencefalica non è sviluppata come quella di un adulto. Le droghe in questo caso hanno effetti più rapidi e più generali se paragonati a quelli che si osservano, invece, in un cervello adulto.
E questa, ovviamente, non è affatto una cosa buona.