CORONAVIRUS | Come funziona il vaccino della Pfizer efficace al 90%

CORONAVIRUS | Come funziona il vaccino della Pfizer efficace al 90%

BNT162b2. No, non è un codice fiscale ma il nome del vaccino del quale si parla tanto in questi giorni, quello efficace al 90%. Ma vediamo di capirci qualcosina in più e cerchiamo di fare chiarezza

La notizia ormai corre veloce, quasi alla velocità della luce e, giustamente, il mondo la ha accolta con speranza ma dobbiamo stare molto attenti a quello che ascoltiamo e a quello che leggiamo. Proviamo a capirci qualcosa.

Nei giorni scorsi il presidente dell’azienda farmaceutica statunitense Pfizer, Albert Bourla, in collaborazione con un’azienda biotecnologica tedesca, la BioNtech, ha annunciato che un nuovo vaccino per il coronavirus (il BNT162b2), è efficace nel prevenire più del 90% dei casi di malattia Covid-19.

Ora, la prima cosa a cui pensiamo, se abbiamo un minimo di dimestichezza con i numeri è: “Caspita! Il vaccino funziona in 9 casi su 10 o, in proporzione, in 90 casi su 100. Dei numeri davvero molto alti”. Tutti questi risultati vengono fuori dalla fase 3 di sperimentazione che, altro non è, l’ultimo stadio della sperimentazione clinica. Perché sì, spero lo ricordiate, quando abbiamo parlato di vaccini (qui), ce lo siamo raccontati: per produrli ci vuole tempo e, soprattutto, tanta sperimentazione. Come se ciò non bastasse già a far sperare molte persone, si aggiungono altre previsioni che riguardano, per esempio, la produzione e la messa in commercio di questo farmaco.

Se tutto dovesse andare come sperato, anche se allo stato attuale delle cose è difficile fare previsioni, l’azienda potrebbe produrre circa 50 milioni di dosi entro la fine del 2020 e fino a 1,3 miliardi di dosi nel 2021. Questi dati però sono relativi a una possibile produzione. Questo, praticamente, cosa significa? Semplice, che non è detto che riusciremo ad avere il vaccino entro la fine dell’anno. Sono due cose distinte e separate.

Oltre a questo si aggiunge anche un altro grosso problema che riguarda la conservazione del vaccino. È ovvio no, se produco il vaccino, per esempio, in America, poi devo poterlo portare in giro per il mondo e somministrarlo alle persone. Ecco, nel caso del vaccino Pfizer-BioNtech la conservazione deve avvenire a temperature bassissime, intorno a -70 °C.

Ma veniamo alla domanda che tutti ci siamo fatti e cioè, il vaccino è sicuro? Per rispondere a questa domanda dobbiamo metterci un attimo comodi, avere un po’ di pazienza e capire come è stato costruito in laboratorio.

Si tratta di uno tra i primi vaccini a mRNA, una sigla, questa, che identifica l’rna messaggero. Di che si tratta? L’rna messaggero è il materiale genetico che contiene le istruzioni per la sintesi, la creazione di nuove proteine e naturalmente si trova nelle nostre cellule. Cioè, se proprio vogliamo dirla tutta, non potrebbe esistere la nostra vita così come la conosciamo senza l’rna messaggero. E qui, quindi, sfatiamo la prima grossa fake news di giorni e cioè che, con il vaccino ci viene iniettato rna messaggero capace di modificare il nostro dna e causare danni all’organismo.

Ma l’rna non è una cosa che appartiene solo agli esseri umani ma anche ad altre forme di vita. E indovinate un po’, anche al coronavirus. Il coronavirus SARS-CoV-2 è formato da un singolo filamento di RNA composto di 30.000 mattoncini e avvolto in un involucro, fatto di proteine. Quando infetta una cellula, questa molecola di RNA viene liberata dall’involucro e quindi utilizza la cellula per fare più copie di se stessa. Molto banalmente, per replicarsi.

Un vaccino a mRNA come quello sviluppato da Pfizer e BioNTech contiene quindi una ricetta per creare le proteine principali che aiutano il coronavirus a infettare l’organismo. Nel nostro caso si tratta della proteina spike. Questa rappresenta la chiave di ingresso nelle cellule. I ricercatori cosa hanno fatto? Hanno prodotto in laboratorio piccoli segmenti di RNA che, una volta catturati dalle nostre cellule, portano alla formazione della proteina spike e, quindi, non di tutto il resto di cui il virus ha bisogno per infettare altre cellule. In parole povere, grazie a questo metodo assolutamente rivoluzionario, il nostro organismo è in grado di produrre anticorpi grazie alla sola proteina spike e non a tutto il virus.

Ma quindi, come funziona questo vaccino?
Una volta iniettato le cellule ricevono l’mRNA dentro un piccolo involucro di grassi; questo per permettergli di entrare nelle cellule. Le cellule a questo punto lo usano come stampo per ricavare altre proteine virali. Da sola, senza il resto del virus, la proteina spike è innocua, ma riesce comunque a mettere in allarme il sistema immunitario e lo induce a produrre anticorpi. A questo punto, quando e se una persona vaccinata dovesse incontrare il coronavirus, i suoi anticorpi riconosceranno la proteina spike perché già incrociata nell’attacco simulato col vaccino, e, nella maggior parte dei casi, questi anticorpi agiranno di conseguenza. Il sistema immunitario riconoscerà e attaccherà il virus prima che possa provocare eventualmente un’infezione. La tecnologia di questo vaccino fa sì che sia il corpo stesso a produrre le proteine bersaglio, senza bisogno né del virus né delle sue parti, neanche se fossero depotenziate. 

Capite bene che si tratta di un approccio completamente inedito che non è mai stato utilizzato in un vaccino per l’uomo. E questo perché la scienza evolve: le tecniche di ingegneria genetica che oggi permettono di smontare i virus dieci anni fa non esistevano.

Adesso però torniamo un attimo allo studio e vediamo come è stato condotto.

I ricercatori hanno coinvolto 43.538 partecipanti, di cui quasi quarantamila hanno ricevuto la seconda dose l’8 novembre e fra cui ci sono stati in tutto 94 casi di infezione Covid-19. I primi risultati indicano che il vaccino è efficace in più di 9 casi su 10: questo significa che previene i sintomi da Covid-19 per il 90% dei volontari che hanno ricevuto la vaccinazione rispetto al gruppo di controllo (a cui, invece, è stato somministrato un placebo).  Non ci sono state reazioni avverse gravi e il vaccino risulta ben tollerato. L’efficacia della vaccinazione però è stata raggiunta dopo 7 giorni dalla seconda dose. Quindi, dato che fra la prima e la seconda trascorrono 21 giorni, complessivamente l’effetto protettivo sembrerebbe arrivare solo dopo 28 giorni dalla somministrazione iniziale.

Capiamo bene che, su questi presupposti, la sperimentazione non è finita. L’indagine, infatti, non sarà completa finché non si arriverà a 164 casi di contagio da coronavirus. Si avranno quindi molti dati in più da analizzare e da poter confrontare con quelli raccolti fino a oggi.

I ricercatori stanno facendo però anche altri tipi di valutazione per esempio quale capacità avrà il vaccino contro le forme gravi di Covid-19 considerando che non dovrebbero manifestarsi o, comunque, in proporzione, dovrebbero essere molte di meno. A questo si aggiunge l’annosa questione della protezione per chi ha già avuto il coronavirus, dunque su come evitare una ricaduta.

Dalla quantità enorme di informazioni che ci siamo raccontati oggi, lo abbiamo capito, si sanno tante cose e sì, si è sulla buona strada ma ancora tanto bisogna sperimentare prima di poter dare e raccontare al pubblico delle certezze.

LINK UTILI

Study to Describe the Safety, Tolerability, Immunogenicity, and Efficacy of RNA Vaccine Candidates Against COVID-19 in Healthy Individuals

PFIZER AND BIONTECH ANNOUNCE VACCINE CANDIDATE AGAINST COVID-19 ACHIEVED SUCCESS IN FIRST INTERIM ANALYSIS FROM PHASE 3 STUDY

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