Il cervello dell’impiccato e la geografia del linguaggio

Il cervello dell’impiccato e la geografia del linguaggio

Continuiamo oggi il nostro viaggio nel tempo, che ci porta a parlare di 2 momenti molto curiosi che, però, hanno permesso di far luce ancor di più su alcuni misteri del cervello.

Il primo passo venne compiuto a Londra nel 1803. In un evento pubblico Giovanni Aldini (nipote del pioniere dell’anatomia Luigi Galvani di cui parlavamo nel video di ieri) applicò l’elettricità al cervello di George Forster, per mostrare come questa gli facesse contrarre i muscoli del volto. Forster non se ne accorse nemmeno, dal momento che era stato appena impiccato per l’omicidio della moglie e del figlio.

Giovanni Aldini (1762-1834)

Ma quel macabro esperimento mostrò come i nervi comunicassero tra loro tramite l’elettricità. Nonostante questo un altro dogma del tutto errato rimaneva ancora.

Per quell’epoca, era ovvio che le funzioni mentali, come ad esempio il linguaggio, fossero distribuite in modo uniforme e indifferenziato su tutta la corteccia, e non era possibile che ogni funzione fosse localizzata in una regione precisa della corteccia stessa.

Un paziente in particolare giocò in ruolo centrale nell’escludere questa idea. Si chiamava Louis Victor Leborgne, ma tutti lo chiamavano Tan, perchè questa era praticamente l’unica parola che sapesse pronunciare. Nel corso dell’autopsia di Tan, il neurologo francese Paul Broca scoprì che Leborgne aveva un danno molto ben circoscritto in una regione precisa del lobo frontale sinistro, oggi conosciuta come Area di Broca.

Paul Broca (1824-1880)

Broca ne dedusse che la regione danneggiata dovesse avere un ruolo centrale nello sviluppo e nella formulazione del linguaggio.

Area di Broca (in viola)

La presentazione di Broca del caso alla Société d’Anthropologie e alla Société Anatomique nel 1861 fu finalmente decisiva per convincere la comunità accademica che la funzione linguistica dipendeva principalmente dai lobi frontali.

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